11 Marzo 2014 / 5 Aprile 2014
“L’interno verso l’esterno diventa così, oltre che uno slogan a cui rimandare sinteticamente tutte le mie ricerche tese al superamento della barriera, che ancora esiste, tra spazio privato e spazio pubblico, anche un metodo progettuale per la buona salute di un’architettura che sembra cercare con scarsi risultati nuovi modelli a cui fare riferimento.” U.L.P., dal libro “Promemoria”, ed. Kata, 1979/80
Con questa mostra Ugo La Pietra ha voluto ripercorrere un momento storicamente importante: il passaggio dagli anni Settanta agli anni Ottanta, attraverso il recupero della concettualità degli anni Settanta e anticipando, attraverso aspetti ironici e spettacolari, il grade ritorno verso la cultura del fare e il neoeclettismo degli anni Ottanta. Tuttavia, non si tratta solo di un’operazione “archeologica” o storica, ma di una vera e propria verifica di un metodo d’analisi della stratigrafia sociale dell’odierno abitare.
“La casa comunica ancora!
Portiamo sulle facciate le tende, i vasi da fiori, le poltrone, le abat-jour, le sedie,
i tavoli e le credenze, le bottiglie…
L’interno che va all’esterno.
Si rompe il muro tra spazio privato e spazio pubblico”
U.L.P.
Le “Casette” Interno / Esterno di Ugo La Pietra nei disegni, nelle tele e con le ceramiche realizzate da Fusella (Faenza) verso la fine degli anni Settanta, e più recentemente da Sandro Da Boit (Sesto Fiorentino), indicano: una strada per dare valore e significato all’architettura (l’architettura comunicava senza fare riferimento agli stilemi del postmoderno!) un modo allusivo per rompere le barriere tra spazio privato e spazio pubblico (oggetti domestici escono dall’interno verso l’esterno) il recupero dell’artigianato, al decorazione (verso al cultura del fare).