12 Febbraio 2008 / 8 Marzo 2008
“Spesso ci incontriamo con stanze vuote, silenziose, disabitate, come auto a motore spento, immobili lungo il parcheggio, aspettano qualcuno con la chiave giusta che possa mettere in moto il motore e trasformi quell’oggetto immobile e silenzioso in un’automobile. Le stanze vuote aspettano qualcuno con la chiave giusta che le metta in moto e le faccia diventare, forse, architettura.”
— Ettore Sottsass
Riflettevo su questo bisogno umano di viverci accanto. Di costruire le nostre case vicino a delle altre case, sopra ad altre case, di fronte ad altre case…
Perché, potendo scegliere, non abbiamo deciso di dividere tutta la terra in tante parti dove ognuno poteva essere il padrone assoluto della sua piccola parte?
C’è invece questo bisogno di stare stretti ad altri esseri umani, per proteggerci da altri esseri umani e per dominare altri esseri umani; un bisogno di avere gli altri attorno per poter confrontare la propria infelicità e per desiderare qualcosa in più dei nostri vicini; un bisogno di sopportarci per far scorrere tutte le passioni dall’odio all’amore, dalla pietà al disprezzo…
Ma è un bisogno di vivere accanto, non insieme.
Non insieme come fanno gli altri animali: in gruppo, in branco, in stormi.
Tante persone che vivono vicine, ma senza costruire una casa comune. Tante singole case, con singole cucine, singoli televisori e divani, singoli bagni, singoli corridoi e singoli citofoni.
Accanto. Ma con muri tra noi, muri con finestre.
Marco Palmieri
Serie di 20 acquerelli su carta Arches, dim. 12 x 17 cm - 46 x 61 cm